Domande/Risposte
Si riportano le domande emerse in sede di incontri nei territori e le relative risposte in merito alla specifica area tematica.
QUESITO presentato dal gruppo di lavoro della Valle di Non (12 aprile 2019 - incontro con la Giunta presso Casa Sebastiano).
Negli ultimi anni si è molto discusso di riforma istituzionale impostando il dibattito su un profondo dualismo di percorsi alternativi, ovvero fusione dei Comuni o gestione associata dei servizi, perdendo forse di vista che una seria riforma al di là del percorso scelto, dovrebbe mettere gli Enti locali nelle condizioni di dare risposte concrete ai cittadini e stimolare lo sviluppo dei territori. Spesso Comuni e Comunità devono affrontare situazioni complesse e gestire territori con le loro specificità e peculiarità a fronte di oneri burocratici imposti dalla normativa che appaiono inutili e ingiustificati. Tale situazione è inoltre aggravata dalla carenza di personale che di frequente deve essere impiegato negli adempimenti meramente burocratici più che in servizi utili ai cittadini.
Come intende la Giunta provinciale affrontare questa situazione, tenuto conto che oggi solo le reti territoriali che superano gli individualismi e le barriere possono concretamente affrontare le sfide odierne?
È disposta la Giunta Provinciale ad un concreto ragionamento in tema di Enti locali mirato sul rapporto tra caratteristiche degli Enti Locali stessi e le risorse umane e finanziarie necessarie per raggiungere gli obiettivi?
RISPOSTA a cura dell' UMST Coordinamento Enti locali, politiche territoriali e della montagna e dell' Assessorato agli enti locali e rapporti con il Consiglio provinciale.
Il perseguimento della semplificazione legislativa e amministrativa è sicuramente uno dei temi che sta più a cuore della Giunta provinciale. La sburocratizzazione o meglio ancora l’innovazione burocratica si deve muovere parallelamente a qualsiasi altra riforma istituzionale, perché nessuna riforma potrà avere pieno successo se non accompagnata da una profonda revisione dell’attuale modello burocratico.
Sicuramente non è semplice intervenire in materia di semplificazione, ma ci deve essere il massimo impegno in questa direzione unitamente all'esigenza di gestire in maniera efficiente ed efficace la cosa pubblica.
Una direzione sicuramente innovativa a cui la Giunta crede molto, è la creazione di reti, l’attivazione di collegamenti di tipo collaborativo/cooperativo/solidaristico tra tutti i soggetti presenti nei territori: tra i comuni, tra i comuni e le ASUC, tra i comuni e soggetti privati (cittadini, associazioni, pro loco) ecc..
Queste reti possono consentire dei risparmi di spesa, ma soprattutto possono valorizzare le energie positive presenti nei territori a beneficio dei territori stessi e del loro sviluppo, inteso non solo in termini economici ma anche in termini socio-culturali.
In secondo luogo, appare assolutamente fondamentale capire veramente e riempire di contenuto il concetto di “Comune presidio”.
Cos'è davvero essenziale che un comune presidi per tutelare il suo territorio e la popolazione che lo abita? Quali sono i servizi a cui una comunità non può rinunciare? L’individuazione in termini generali di un nucleo centrale di servizi che il territorio stesso riterrà indispensabile per tutelare la propria autonomia gestionale è fondamentale.
Per tutti gli altri adempimenti burocratici dovrà essere aperta una fase di riflessione e di condivisione con i territori e studiare la forma di gestione migliore (tramite uffici della Provincia, società di sistema, ecc.).
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QUESITO presentato dal gruppo di lavoro della Valle di Non (12 aprile 2019 - incontro con la Giunta presso Casa Sebastiano).
Molti sono i soggetti pubblici e privati disposti oggi ad affrontare con decisione le difficili sfide della nostra Valle e del Trentino. Tra i temi che si ritengono più rilevanti vi sono ad esempio: il tema dello spopolamento della montagna, la difficoltà nel ricambio generazionale nelle imprese e l’abbandono dei centri storici. Vi è inoltre la consapevolezza che per vincere queste importanti sfide non si può agire in solitaria, ma è necessario costruire una rete territoriale flessibile e dinamica.
È disponibile la Giunta Provinciale a valutare e sostenere un progetto di sviluppo territoriale che coinvolga gli attori presenti sul territorio con l’obiettivo di offrire più opportunità alle future generazioni?
RISPOSTA a cura dell' UMST Coordinamento Enti locali, politiche territoriali e della montagna, della Presidenza della Provincia autonoma di Trento e dell'Assessorato agli enti locali e rapporti con il Consiglio provinciale.
Questa Giunta provinciale è convinta che la creazione di reti, l’attivazione di collegamenti di tipo collaborativo/cooperativo/solidaristico tra tutti i soggetti (pubblici e privati) presenti nei territori (tra i comuni innanzitutto, tra i comuni e le ASUC, tra i comuni e soggetti privati come ad es. cittadini, associazioni, pro loco, cooperative ecc.) sia una condizione necessaria ai fini di uno sviluppo strategico efficace dei territori.
Le reti possono consentire dei risparmi di spesa, aumenti di produttività e miglioramenti nella qualità dei servizi, ma soprattutto valorizzano le energie positive (singole persone e organizzazioni) presenti nei territori a beneficio dei territori stessi e del loro sviluppo, inteso non solo in termini economici ma anche in termini socio-culturali. Queste reti, se possibile, vanno estese anche al di fuori dei territori alla ricerca di ulteriori risorse utili al miglioramento della progettualità per il loro sviluppo.
Questa Giunta intende promuovere una mentalità aperta alle relazioni, orientata al risultato e all'innovazione sui temi dello sviluppo integrato del territorio e della programmazione come metodo per la progettazione d’interventi strategici e sostenibili. Valuto a tal fine necessario investire nella formazione di giovani amministratori locali per preparare una giovane classe politica orientata proprio verso l’attivazione di reti e aperta all'innovazione. A tal fine stiamo già lavorando per l’attivazione di una sorta di “scuola di sviluppo locale” per giovani amministratori con il supporto di soggetti esperti in sviluppo.
Tra i vari soggetti che si ritiene debbano svolgere un ruolo importante nelle citate reti per lo sviluppo, sono gli enti di ricerca operanti nel nostro territorio ai quali chiediamo uno sforzo particolare nell'esprimere la loro capacità innovativa proprio in supporto dello sviluppo dei territori periferici e quindi di tutto il Trentino.
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QUESITO presentato dal gruppo di lavoro della Paganella (12 aprile 2019 - incontro con la Giunta presso Casa Sebastiano).
Posto l’obiettivo strategico relativo a un’autonomia del Trentino basata su due pilastri istituzionali, ovvero la Provincia ed i Comuni, con quindi il conseguente completo superamento dell’esperienza delle Comunità di Valle;
posto che l’esperienza delle Comunità di Valle, in particolare per l’ambito delle politiche sociali a tutto spettro, ma non solo, è risultato essere elemento distintivo, riconosciuto, partecipato, apprezzato e per innumerevoli aspetti a oggi “insostituibile”, quale è stata la riflessione che ha portato alla definizione di tale obiettivo strategico e come si intende rivedere l’attuale sistema che, per evidenti e molteplici ragioni, non potrà certo rientrare nella gestione dei singoli Comuni?
RISPOSTA a cura del l'UMST Coordinamento Enti locali, politiche territoriali e della montagna e dell' Assessorato agli enti locali e rapporti con il Consiglio provinciale.
Il punto centrale per quanto riguarda la gestione dei servizi socio – assistenziali risiede proprio sul tipo di modello di sociale che vogliamo.
Le dinamiche demografiche vanno ampliando le aspettative individuali di vita, mentre il calo di competitività del Paese sta producendo una riduzione significativa delle risorse disponibili. Ne emergono nuovi bisogni collettivi e rischi sociali legati alla conciliazione vita-lavoro, alla non auto-sufficienza, alla povertà e all'esclusione sociale, al disagio abitativo. In questo scenario un segmento vasto di popolazione sta incontrando continue difficoltà al sostegno della vita quotidiana. Si tratta delle persone in condizione di vulnerabilità che popolano un’“area grigia” che non riesce ad essere servita dai diversi attori in campo: da un sistema pubblico che sta progressivamente arretrando e da un settore non profit così com'è organizzato oggi, perché troppo dipendente da risorse pubbliche.
Ecco perché nel programma elettorale è stata proposta la costituzione di distretti che avessero certamente una base decisionale pubblica - con un soggetto capofila che potrà essere la Comunità, il Consorzio dei Comuni, una società di sistema, una A.P.S.P. -, ma dove ci sia un effettivo coinvolgimento dei privati e del volontariato, in un’ottica di rete per la gestione dei servizi in ambiti territoriali che saranno valutati dai territori stessi.
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QUESITO presentato dal gruppo di lavoro della Valle di Cembra (18 aprile 2019 - incontro con la Giunta presso Forte delle Benne - Comune di Levico).
La storia delle Comunità (ex Comprensori) ha compiuto da poco 50 anni durante i quali ha subito alcuni importanti interventi di “lifting”. Da prima con il passaggio delle deleghe alle competenze in risposta alla riforma del titolo V^ della Costituzione e, nel 2014 con la modifica del sistema elettorale, da prima espressione partitica, attualmente come modello di riferimento dei Comuni. Una riforma in linea con i principi attuali della Provincia autonoma di Trento che vede nei Comuni (indispensabile presidio istituzionale del territorio). L’esperienza della nostra Comunità possiamo ritenerla in questo periodo positiva per alcuni temi di carattere sociale, economico, finanziario ed urbanistico. A fronte del suo programma elettorale di “ieri” ed ”oggi” in relazione alla sua esperienza da Presidente della Provincia autonoma di Trento in cui sta conoscendo i diversi territori delle Comunità di Valle, quale riflessione e quali idee ha relativamente ad una loro possibile permanenza o riforma?
RISPOSTA a cura dell'UMST Coordinamento enti locali, politiche territoriali e della montagna e dell'Assessorato agli enti locali e rapporti con il Consiglio provinciale.
Il perno centrale della riforma istituzionale che questa Giunta provinciale vuole portare avanti risiede nei Comuni. I Comuni intesi come presidio del territorio, come difesa e baluardo dell’autonomia. E’ innegabile però che vi sia la necessità di trovare forme di gestione dei servizi c.d. ad area vasta, sia per una migliore qualità nella loro erogazione, sia per un principio di efficienza nella gestione di tali servizi.
Quale sarà quindi la forma di gestione ottimale per i servizi di area vasta ancora non è stato deciso e anche dagli Stati generali della montagna, la Giunta si aspetta importanti spunti di riflessione.
Il tema della governance degli enti intermedi così come la loro rappresentanza territoriale sono innegabilmente temi molto importanti, perché investono importantissimi servizi ai cittadini su cui la Giunta provinciale presta la massima attenzione.
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QUESITO presentato dal gruppo di lavoro della Val di Cembra (18 aprile 2019 - incontro con la Giunta presso Forte delle Benne - Comune di Levico).
Considerando che la Provincia di Trento si contraddistingue per la presenza di svariate e piccole realtà territoriali, riteniamo sia fondamentale mantenere i servizi essenziali in capo ai diversi Comuni. In questo modo i cittadini possono trovare risposta alle proprie esigenze “in caso” e sono quindi incentivati a rimanere sul territorio d’origine, preservando le peculiarità della nostra Provincia. La Giunta provinciale attuale condivide questa visione?
RISPOSTA a cura dell' UMST Coordinamento Enti locali, politiche territoriali e della montagna, della Presidenza della Provincia autonoma di Trento.
Questa Giunta provinciale è convinta che il punto fondamentale di qualsiasi riforma siano proprio i piccoli Comuni. Gli Stati generali della montagna in un certo senso nascono proprio per la tutela dei Comuni di montagna che dal punto di vista amministrativo manifestano certamente molte difficoltà.
Ma la riflessione secondo noi deve partire dal presupposto che il “Comune”, non va inteso solo come centro amministrativo, ma come vero e proprio punto di presidio del territorio e che qualsiasi riforma della governance degli enti locali debba tenere conto delle specificità del territorio trentino ed abbia come punto di partenza una larga condivisione da parte del territorio stesso.
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QUESITO presentato dal gruppo di lavoro della Valle dei Laghi (3 maggio 2019 - incontro con la Giunta presso Casa degli Artisti).
L'attuale Giunta Provinciale nel corso della campagna elettorale ha più volte ribadito la volontà e inserito nel proprio programma politico di rivedere e ripensare le Comunità di Valle.
Si chiede, al fine di comprendere quali saranno gli scenari futuri per il Trentino delle Comunità di Valle e, di un territorio non molto grande come il nostro quali sono le proposte e le idee di una eventuale revisione dell'impianto amministrativo.
Comprendere le strategie su questo tema sarebbe importante anche per indirizzare gli sforzi di tutti in un'unica direzione.
Si chiede alla Giunta di poter avere chiarimenti in merito e quindi quali strumenti e programmi sono stati messi in atto per affrontare il tema.
RISPOSTA a cura dell' UMST Coordinamento Enti locali, politiche territoriali e della montagna e dell'Assessorato agli enti locali e rapporti con il Consiglio provinciale.
Il perno centrale della riforma istituzionale che questa Giunta provinciale vuole portare avanti risiede nei Comuni. I Comuni intesi come presidio del territorio, come difesa e baluardo dell’autonomia. E’ innegabile però che vi sia la necessità di trovare forme di gestione dei servizi c.d. ad area vasta, sia per una migliore qualità nella loro erogazione, sia per un principio di efficienza nella gestione di tali servizi.
Quale sarà quindi la forma di gestione ottimale per i servizi di area vasta ancora non è stato deciso e anche dagli Stati generali della montagna, la Giunta si aspetta importanti spunti di riflessione.
Il punto nodale risiede sicuramente nel fatto che le Comunità devono diventare degli efficienti enti dispensatori di servizi ad area vasta che possano anche magari sgravare i Comuni da tutti quegli adempimenti meramente burocratici che potrebbero essere gestiti a livello più ampio del singolo comune.
Riteniamo fondamentale però che la governance delle Comunità non entri in contrasto con la governance dei Comuni, avendo già in passato tale evenienza fatto naufragare delle riforme in tema di comunità; è per questo motivo che una riforma delle comunità va sicuramente accompagnata dalla riforma degli altri enti locali e dei rapporti intercorrenti tra gli stessi.
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QUESITO presentato dal gruppo di lavoro della Valle dei Laghi (3 maggio 2019 - incontro con la Giunta presso Casa degli Artisti).
I Comuni della Valle dei Laghi, molto uniti nel lavoro e collaborativi fra loro al fine di dare risposte concrete alla Comunità intera fanno presente alla Giunta Provinciale la difficoltà di interazione con i servizi provinciali, ovviamente non per le persone con cui ci si confronta, ma per le lungaggini, il dover interagire separatamente su temi che a volte sono di interesse generale della valle e riferendosi a diversi servizi provinciali che a volte comunicano poco fra di loro. Nell'ottica di snellire procedure e dare risposte in tempi accettabili anche alla popolazione si chiede se su temi condivisi e di interesse generale si possa essere seguiti ed ascoltati da una task force unica che possa dare un preciso termine temporale anche alle risposte. Non è pensabile che ogni comune debba affrontare da solo una burocrazia che sta ingessando l'attività e non porta da nessuna parte se non a caricare gli Enti di adempimenti che in molti casi richiedono tempi più lunghi degli interventi stessi. I Comuni della Valle su temi ed opere di generali chiedono una attenzione più mirata e un lavoro di squadra per portare a termine progetti che altrimenti non vedranno mai la luce.
Esempi concreti:
Roggia di Calavino
Problematica che tocca praticamente tutti e 3 i Comuni.
Dopo più di due anni, pur avendo trovato personale provinciale disponibile e competente, ancora non si capisce se gli interventi si faranno, se ogni Comune dovrà gestirsi un pezzetto di problema che è generale (se Cavedine interviene e nulla si fa a Madruzzo l'esondazione della Roggia farà danni a Madruzzo e così via).
Si comprende la spesa non del tutto irrisoria ma purtroppo le amministrazioni si trovano nel rincorrere servizi diversi, senza intravvedere un intervento risolutivo che ormai non è più pensabile sottovalutare.
Strade SS 45bis e SP 84 – sicurezza
Molto è stato fatto grazie all'intervento della Provincia ma è evidente a tutti che il tema della velocità e della sicurezza della strade necessita ancora di interventi, questo è un tema da affrontare in modo unitario in quanto è comune a tutta la valle.
Così ovviamente su altri interventi strategici. La Valle dei Laghi, essendo un territorio limitato, quasi una periferia della città, chiede la possibilità, su certe tematiche, di proporre unitariamente e che venga data quell'attenzione necessaria per dare respiro anche alle piccole realtà.
RISPOSTA a cura dell' UMST Coordinamento Enti locali, politiche territoriali e della montagna e dell'Assessorato agli enti locali e rapporti con il Consiglio provinciale.
Il tema della semplificazione burocratica è per questa Amministrazione provinciale prioritario e fondamentale.
Va attuato il massimo perseguimento della semplificazione legislativa e amministrativa – “sburocratizzazione/innovazione burocratica” nei confronti dei rapporti tra Comuni e Provincia. Innanzitutto tramite una verifica dei procedimenti amministrativi esistenti al fine di rimuovere quelli eventualmente non necessari ed eventualmente semplificare gli altri. Bisogna superare una certa visione dirigista della Provincia nei confronti dei Comuni che traspare in linea generale dall'analisi dei procedimenti amministrativi e delle relative previsioni legislative. Va infatti evidenziato che i Comuni sono enti pubblici direttamente destinatari di un complesso di regole finalizzate alla tutela della spesa pubblica con la relativa diretta responsabilità, e che pertanto appaiono in taluni casi superflue eccessive regolamentazioni in ordine ai controlli della Provincia sui medesimi. Va altresì evidenziato peraltro che talvolta determinate impostazioni burocratiche “oppressive” nei confronti dei Comuni conseguono a vincoli/prescrizioni statali.
Gli uffici provinciali dovranno garantire secondo la visione della Giunta provinciale un approccio territoriale integrato, vale a dire che si devono creare dei “team interdipartimentali” di interfaccia e di riferimento per ciascun territorio con il compito di seguirne la pianificazione strategica e di sostenerne l’attuazione delle politiche pubbliche.
Il Dipartimento Infrastrutture ha fornito i seguenti elementi di risposta in merito alle questioni puntuali evidenziate come esempio nell'ambito del quesito:
Roggia di Calavino
Per completezza d’informazione si segnala che sul DPS - Documento di programmazione settoriale della viabilità in fase di approvazione è previsto uno stanziamento di 170.000 € per la sistemazione della Roggia di Cavedine all'interno dell’abitato di Cavedine.
Strade SS45bis e SP 84 – sicurezza
Per completezza d’informazione si informa che lungo la SS 45bis ad oggi sono stati ultimati di recente gli interventi relativi alla rotatoria di Dro per circa 400.000,00 €, mentre è in corso di realizzazione la sistemazione e la messa in sicurezza dei viadotti di Padergnone per 800.000,00 € ed è in via di ultimazione la passerella di Padergnone per circa 427.000,00 €.
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QUESITO presentato dal gruppo di lavoro degli Altipiani Cimbri (10 maggio 2019 - incontro con la Giunta presso Centro Protezione Civile).
L’attività amministrativa è divenuta sempre più insieme di adempimenti procedurali per lo più auto-referenziali alla stessa Pubblica Amministrazione, e sempre meno insieme di azioni dirette all'erogazione di servizi al cittadino o a beneficio della collettività. In parallelo, la responsabilità attribuita alla struttura organizzativa è posta a presidio degli inadempimenti alle innumerevoli prescrizioni normative, e non più del mancato assolvimento ai compiti ad essa attribuiti dalla Carta Costituzionale.
Posto che tale stato di fatto costituisce una delle principali cause di rallentamento e disfunzione della Pubblica amministrazione, tanto più grave quanto più debole è la dimensione organizzativa che ne è gravata, riteniamo indilazionabile un profondo intervento di semplificazione normativa volto a restituire alla PA gli spazi di azione che le competono, per ordinamento costituzionale prima che per sua natura.
Chiediamo pertanto a codesta Giunta provinciale, nell'obiettivo strategico di sostenere l’economia delle piccole realtà istituzionali – nelle quali rientrano le istituzioni pubbliche della montagna trentina - se non ritenga di intervenire nella direzione dell’abolizione di tutti gli adempimenti amministrativi che non siano strettamente necessari all'erogazione di servizi pubblici o di interesse pubblico, nelle seguenti possibili modalità:
1. Nelle materie rientranti nella potestà normativa esclusiva della Provincia autonoma di Trento, ricognizione delle procedure amministrative vigenti ed deciso ridimensionamento degli adempimenti non indispensabili;
1bis. Ove ciò non sia possibile, per ragioni di superiore interesse pubblico o per limite proprio della potestà normativa esclusiva, restrizione dei predetti adempimenti amministrativi alle sole Pubbliche Amministrazioni – singole o associate – di dimensione superiore ad una determinata soglia;
2. Nelle materie rientranti nella potestà normativa concorrente o integrativa della normativa statale, operare come indicato al punto 1. al fine di pervenire all'individuazione delle norme che più di altre assicurino migliore attuazione del principio costituzionale di efficacia, efficienza e buon andamento della Pubblica Amministrazione.
RISPOSTA a cura dell' UMST Coordinamento Enti locali, politiche territoriali e della montagna e dell'Assessorato agli enti locali e rapporti con il Consiglio provinciale.
La “direzione” (di semplificazione e di riduzione) degli adempimenti richiesti ai comuni è di sicuro in linea con gli intendimenti della nuova Giunta provinciale, che ha ad obiettivo la valorizzazione dell’autonomia comunale ed intende assicurare a tutti i comuni, indipendentemente dalle dimensioni, gli strumenti idonei al perseguimento dell’interesse pubblico.
In una fase economica complessa, l’incremento della qualità dell’amministrazione, in particolare per quanto riguarda i servizi resi ai cittadini impone un utilizzo razionale delle risorse di cui il comune dispone, evitando – laddove possibile – che l’attività del personale sia assorbita da attività che non hanno ricaduta diretta sulla popolazione. Solo una semplificazione e una riduzione degli adempimento può portare al superamento – fortemente voluto – dell’obbligo di gestione associata. Sotto questo profilo la Provincia interverrà, quindi, con forte motivazione, riducendo e razionalizzando gli adempimenti richiesti agli enti locali.
Il territorio trentino deve essere considerato nella sua specificità: vi è la necessità di riferirsi non “al comune” quale entità astratta, ma “ai comuni” come soggetti con caratteristiche e vocazioni diverse. In questa attività di razionalizzazione e semplificazione, perciò, la Provincia potrà anche trovare soluzioni differenziate. In particolare appare necessario supportare gli enti locali che si trovano in condizioni di particolare fragilità e che incontrano maggiori difficoltà nell'affrontare una disciplina provinciale e statale che - sotto molti profili - tratta in modo identico il piccolo comune montano e il capoluogo.
Proprio in una articolazione differenziata dell’attività dei comuni e nel coinvolgimento di soggetti diversi potrebbe trovarsi la soluzione ai disagi creati dalla normativa nazionale in settori in cui la Provincia risulta priva di competenza legislativa o impossibilitata, per i limiti posti dallo Statuto, ad intervenire in modo incisivo sulla normativa statale (si pensi alla disciplina della trasparenza e, per alcuni aspetti, al settore dei contratti pubblici).
Ciò posto, è necessario affermare che la Provincia non appare comunque priva di risorse a fronte di settori di competenza legislativa statale, da un lato perché può promuovere interventi normativi ragionati, volti ad adeguare la disciplina statale alla realtà del territorio, in parte perché risulta interlocutore unico dello Stato sul fronte della finanza locale e, in questa veste, non è implausibile che si sostituisca ai comuni nell'adempimento di alcuni degli adempimenti richiesti.
Sembra in ogni caso necessario ricordare che la politica di razionalizzazione che la Giunta intraprenderà nel corso di questa legislatura non muove solo da un calcolo ingegneristico volto a conciliare le risorse disponibili con gli adempimenti richiesti, con l’obiettivo di innalzare ulteriormente la qualità delle amministrazioni trentine, ma è sostenuto soprattutto da una riflessione – ben presente nel programma di legislatura – relativa al ruolo dei comuni come fulcro della vita delle comunità trentine. La Provincia intende quindi liberare nuovi e maggiori ambiti di autonomia per i comuni, rivedendo il proprio ruolo e ponendosi in una funzione di sostegno e di indirizzo strategico.
La riduzione degli adempimenti richiesti dalla Provincia discenderà quindi anche dalla complessiva revisione del modello di finanza locale, prevista entro entro la nuova consigliatura comunale e volta rendere i comuni ancora più responsabili delle risorse agli stessi destinati ed autonomi nella destinazione delle stesse.
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QUESITO presentato dal gruppo di lavoro degli Altipiani Cimbri (10 maggio 2019 - incontro con la Giunta presso Centro Protezione Civile).
Luserna rappresenta il Centro dell’identità cimbra trentina, alla quale si richiamano, anche i cimbri che vivono fuori dall’insediamento storico. Luserna soffre delle criticità proprie delle comunità di montagna: calo della natalità, fuga dei giovani, carenza di servizi, presenza di una popolazione anziana importante, un presidio comunale svuotato e declassato a sportello. Una realtà economica e sociale da sempre “ritardata”, rispetto alla realtà provinciale. Tutto questo assume ancor più peso se la destrutturazione sociale in atto, rischia di far scomparire una minoranza storica del Trentino.
Si chiede quali interventi concreti intenda assumere il Governo provinciale per garantire l’integrità territoriale ed istituzionale della minoranza linguistica cimbra, in modo da favorire il mantenimento delle peculiarità proprie. Quali interventi saranno assunti rispetto alla viabilità, in primo luogo in merito all'allargamento e messa in sicurezza della SP 133 di Monte rovere e per il superamento del ritardo socio-economico accumulato nel tempo dalla comunità cimbra di Luserna rispetto al resto della Provincia.
RISPOSTA a cura dell' UMST Coordinamento Enti locali, politiche territoriali e della montagna, del Dipartimento Infrastrutture e Trasporti, della Presidenza della Provincia autonoma di Trento.
La Provincia ha recentemente sostenuto la definizione di uno specifico Piano di sviluppo di Luserna – Plan vür zo traga Lusérn.
Il Piano è stato elaborato da Trentino Sviluppo S.p.A. con la collaborazione della società Agenda 21 attraverso un percorso partecipato completato nel mese di marzo 2019.
La Giunta intende ora sostenere il Comune di Lusérn/a anche nell'attuazione del Piano medesimo che prevede azioni volte a promuove l’attivazione di nuove iniziative/attività soprattutto nel settore agricolo e turistico.
Con riferimento agli interventi di tutela e promozione della lingua, la Provincia garantisce uno sforzo sia diretto ma, soprattutto, attraverso l’azione dell’Istituto Cimbro/Kulturinstitut Lusérn, ente strumentale della Provincia che, ai sensi della legge provinciale 19 giugno 2008, n. 6, cura la promozione e la tutela della lingua e della cultura della popolazione cimbra e costituisce autorità scientifica in materia di norme linguistiche e di grafia.
In concreto, merita al riguardo una riflessione particolare la scuola. E’ evidente che un’azione efficace ed incisiva a tutela della lingua di minoranza non può prescindere dalla scuola, che anzi diventa il primo presidio da promuovere e potenziare in tema di lingue minoritarie. Mentre la scuola ladina è ampiamente strutturata e gode di una autonomia propria, diversa è la situazione dei cimbri (e anche dei mòcheni), dove, in tal senso, non è presente un sistema scolastico così avanzato. E’ necessario intraprendere delle misure più incisive, partendo da azioni di sensibilizzazione sia fra i dirigenti che i docenti dei plessi scolastici che operano sui territori di minoranza, ma anche presso le famiglie stesse, per rimuovere eventuali residue resistenze rispetto al valore e al significato dell’apprendimento della lingua di minoranza. E’ inoltre necessario creare dei percorsi di apprendimento della lingua più strutturati e di carattere obbligatorio, intervenendo, se necessario, anche in termini normativi. In questo contesto il progetto di alta formazione - IALM, attivato nel 2017, costituisce un traguardo fondamentale nell'ambito del percorso di tutela e salvaguardia delle lingue di minoranza, in quanto consente di fornire gli strumenti didattici e culturali necessari e fondamentali ai docenti che fanno uso della lingua di minoranza nell’insegnamento. Considerato il valore strategico riconosciuto a tale progetto di alta formazione quale misura legata al rafforzamento e alla valorizzazione delle lingue e delle culture di minoranza, il progetto sarà sicuramente ripetuto nei prossimi anni e la Provincia si impegna ad individuare delle modalità di riconoscimento dello stesso, in termini di credito o altro, in modo da renderlo ancora più appetibile soprattutto agli insegnanti.
Per quanto riguarda l’allargamento e messa in sicurezza della SP 133 di Monte Rovere si informa che nel Documento di Programmazione Settoriale che la Giunta ha approvato il 10 maggio è previsto il finanziamento dell’intervento “Lavori di sistemazione e rettifica della SP 133 di Monterovere dal km 6,600 al km 8,600 – 1° intervento” per 1.100.000 € finalizzato a migliorare l’accessibilità all’Altipiano Cimbro.
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QUESITO presentato dal gruppo di lavoro Aldeno, Cimone, Garniga (10 maggio 2019 - incontro con la Giunta presso Centro Protezione Civile).
L'emancipazione, nel senso più esteso del termine, si riferisce a tutte quelle azioni che permettono a una persona o a un gruppo di persone di accedere ad uno stato di autonomia attraverso la cessazione della dipendenza (o dell'assoggettamento) da una qualche autorità o podestà.
Per un territorio come il nostro questo passa necessariamente anche dalla disponibilità di personale che possa gestire i servizi da erogare ai cittadini e supportare le politiche territoriali che gli amministratori intendono disegnare.
Come Comuni di Aldeno, Cimone e Garniga Terme, stiamo soffrendo di una semi-paralisi che non ci consente di portare avanti le nostre politiche con la dinamicità e la velocità richiesta dai tempi. L’organico sotto dimensionato, è appena sufficiente a far fronte alle emergenze degli iter burocratici imposti dall'alto e i carichi di lavoro sono davvero altissimi.
Come intende la Giunta provinciale far fronte a questa situazione che porta allo sfinimento del personale da un lato e allo stesso tempo allo svilimento dei nostri Comuni?
RISPOSTA a cura dell' UMST Coordinamento Enti locali, politiche territoriali e della montagna e dell'Assessorato agli enti locali e rapporti con il Consiglio provinciale.
La Giunta provinciale persegue l’obiettivo della valorizzazione dell’autonomia comunale e intende assicurare a tutti i comuni, indipendentemente dalle dimensioni, gli strumenti idonei per agevolare la loro operatività.
A tale fine da un lato si potrà ragionare in termini di potenziamento del personale sia pur tenuto conto dei vincoli di sostenibilità economia e giuridica esistenti, dall'altro lato ci si impegnerà per “sollevare” il personale comunale dallo svolgimento di compiti che non hanno ricaduta diretta sulla popolazione.
Per questo la Provincia si impegnerà a ridurre e razionalizzare gli adempimenti richiesti agli enti locali in primis con riferimento ai settori con propria competenza legislativa.
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QUESITO presentato dal gruppo di lavoro del Primiero (17 maggio 2019 - incontro con la Giunta presso Palazzo delle miniere).
Il panorama istituzionale restituito da riforme (e riforme delle riforme) degli enti intermedi e dai processi di fusione dei Comuni fortemente incentivati, con il bastone e la carota, dal precedente governo provinciale, lascia molto a desiderare. È forte la sensazione di un lavoro lasciato a metà: le aggregazioni spontanee, favorite da contingenze politiche e convenienze locali, spesso non hanno prodotto ambiti territoriali ottimali per la gestione di servizi e per l’elaborazione di strategie di sviluppo di area vasta. D’altra parte le gestioni associate forzose tra i piccoli comuni rimasti alla finestra hanno in molti casi prodotto inefficienze strutturali, risparmi trascurabili, penose contese sulla dislocazione di uffici e personale, frustrazione tra amministratori e cittadini.
La Comunità di Primiero, balordamente privata dalla norma di un organo esecutivo collegiale, avrebbe dovuto esercitare un ruolo di sintesi e programmazione socio economica di scala territoriale che non può estrinsecarsi nella semplice sommatoria delle idee e delle esigenze delle singole governance locali, peraltro in forte disequilibrio dovuto al crearsi di un Comune “accentratore” che da solo rappresenta più della metà della popolazione dell’ambito. Essa si è invece limitata a gestire la spartizione delle risorse per investimento, amministrare qualche struttura comune ed erogare i servizi socio – assistenziali, ormai unica vera ragione d’esistere di un ente altrimenti largamente privato di consenso, spirito e ruolo come facilitatore di coesione.
La Giunta provinciale dichiara di voler fare riferimento diretto ai Comuni, rispettando le loro decisioni in merito all'associazione dei servizi che non sono in grado di fornire singolarmente, che potranno essere aggregati con geometrie variabili ed elastiche, rendendosi disponibile a rivedere le rigidità che nel tempo hanno privato i piccoli municipi delle risorse umane necessarie ad esercitare efficacemente il proprio presidio.
Ma in mancanza di una visione d’insieme su diritti e doveri di solidarietà tra tutti i Comuni, o “cantoni”, di un ambito territoriale storicamente omogeneo, come è possibile fare sintesi di queste libertà? Non si rischia che il Comune più grande e strutturato sia invogliato a continuare a far da sé, e che i vicini rimangano addirittura privi di interlocutori? O di converso, che siano sperperate ingenti risorse pubbliche nella esasperata rivendicazione e autocelebrazione della propria identità, diversità, autonomia gestionale? E non andranno in confusione i cittadini di Comuni che si lambiscono l’un l’altro e dovranno misurarsi con una Babele di autoreferenzialità e alleanze amministrative?
La cronica carenza di legittimazione politica delle Comunità di valle ed i conflitti con le governance municipali non significano che si possa o debba rinunciare ad una progettualità ed una pianificazione di sistema territoriale locale, coordinate certo con quelle provinciali.
Si intravedono tre possibilità: la prima è che si finisca il lavoro iniziato, e che le fusioni si allarghino ad abbracciare ambiti più grandi e logici, in modo che Comuni da 5/10.000 abitanti siano sufficientemente forti ed attrezzati per poter esercitare con efficacia ed efficienza la propria missione di “presidio del territorio, difesa e baluardo dell’autonomia”, incorporando anche le attuali funzioni e risorse delle Comunità.
La seconda è che i territori, rappresentati dagli amministratori comunali e dai principali portatori di interesse, stringano patti politici diretti con la Giunta provinciale, ed i servizi di scala sovracomunale siano gestiti direttamente da agenzie della Provincia autonoma di Trento, Consorzio dei Comuni o attraverso aziende municipalizzate multiutility. Certo in questa prospettiva bisognerebbe poter contare su rappresentanze certe di valle nel Consiglio provinciale, estendendo a tutte le periferie quelle garanzie date oggi dalla legge solo alla Val di Fassa. E bisognerebbe restituire ai Comuni, oltre a risorse umane ed economiche, anche dignità di funzione, equamente distribuite, a favore dell’intero ambito di riferimento (policentrismo).
L’ultima è quella gattopardesca: fate vobis, nessuno intende pagare i costi politici del cambiamento e resterà tutto come prima. Conviveranno comuni litigiosi, comunità zoppe e mamma provincia, forse meno dirigista ma ancor più favoritista.
Quale di questi scenari è dunque più vicino alle intenzioni del governo provinciale?
L’oneroso mantenimento di strutture burocratico/organizzative e istituzionali autonome è davvero l’unico strumento per proteggere e far fiorire la propria piccola comunità intesa come appartenenza radicata, storia, tradizioni e spazio condivisi, originalità culturale e sociale?
RISPOSTA a cura dell' UMST Coordinamento Enti locali, politiche territoriali e della montagna e dell'Assessorato agli enti locali e rapporti con il Consiglio provinciale.
L’intervento posto è molto complesso ed ovviamente lo sarà la risposta.
Le riforme approvate dalla Provincia di Trento, hanno cercato di costruire una governance degli enti intermedi che, con gradazioni diverse, mettessero al centro dell’azione la Comunità stessa.
Tali riforme hanno chiaramente messo in luce le difficoltà di rapporti tra comunità e Comuni nella gestione di importanti servizi alla collettività e una generale sfiducia da parte dei Comuni di affidare alle comunità ulteriori servizi rispetto a quelli storicamente assegnati alle stesse.
Dall'altro lato la scelta delle gestioni associate obbligatorie ha senz'altro in alcuni casi provocato gli effetti contenuti nella domanda posta: inefficienze, malcontenti da parte degli amministratori e dei dipendenti ed un indubbio impoverimento della macchina amministrativa “Comune”.
Vi sono alcuni comuni che oramai sono al collasso vero e proprio; sono quasi comuni fantasma, non offrono più alcun servizio significativo al territorio ed ai suoi abitanti. E’ quello che vogliamo? L’abbandono di un territorio da parte della sua amministrazione diretta è una scelta praticabile in nome dell’efficienza e del risparmio?
L’annosa lotta tra identità locale vs efficienza ossia di come contemperare l’autonomia insita nel DNA del tessuto sociale ed amministrativo delle comunità trentine con l’esigenza di gestire in maniera efficiente ed efficace la cosa pubblica in un contesto in cui le risorse sono sempre più limitate può essere risolto con l’eliminazione fisica dei piccoli Comuni?
Noi ovviamente riteniamo di no. Riteniamo che la salvaguardia delle comunità territoriali montane sia prioritaria per la salvaguardia stessa della nostra autonomia ed ovviamente questa salvaguardia non è a costo zero, ma i vantaggi in termini di benessere generale che provocheranno tali politiche saranno assolutamente maggiori rispetto ai costi sostenuti.
Il concetto di “Comune presidio” non è un concetto astratto e formale, ma è la convinzione che un territorio non presidiato è un territorio che inevitabilmente si impoverisce, impoverendo di rimbalzo tutta la Provincia.
Ovviamente non pensiamo certo che un piccolo comune possa fare tutto da solo, ma ogni territorio è diverso dall'altro. Su questa diversità si basa la nostra autonomia e su questa diversità sarebbe auspicabile costruire insieme una riforma istituzionale che tenga conto da un lato l’efficienza e l’efficacia nella gestione dei servizi ad area vasta e dall'altro che valorizzi le differenze facendole diventare un punto di forza e non di incertezza.
La forma che si vorrà dare alla governance in fondo non è fondamentale; ogni territorio ha la possibilità di cucirsi addosso un suo modello che faccia risaltare le proprie peculiarità ed i propri punti di forza ed in cui la Provincia avrà un ruolo di coordinamento ed aiuto alla gestione di questo passaggio istituzionale. E proprio la Provincia dovrà avere un ruolo fondamentale garantendo un approccio territoriale integrato, con il compito di seguire la pianificazione strategica e di sostenerne l’attuazione delle politiche di innovazione strategica. La regolazione provinciale dei vari settori (turismo, scuola, sociale ecc..) dovrà essere flessibile rispetto ai territori, ossia dovrà consentire motivatamente di derogare al rispetto di determinati standard di settore (ad esempio chiusura di una scuola ecc..) e dovrà soprattutto essere equa, garantendo veramente standard minimi di spesa a tutti i Comuni.
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QUESITO presentato dal gruppo di lavoro Val di Sole (24 maggio 2019 - incontro con la Giunta presso La Malghetta).
Le municipalità periferiche di montagna sono sempre più in difficoltà nella gestione amministrativa del proprio comune per le complesse norme burocratiche imposte dalla legislazione vigente. I comuni, per assicurare un efficiente e costante presidio del territorio, devono contare su un supporto normativo semplice che garantisca un maggior grado di autonomia e di adattamento alle specificità territoriali.
Quali prospettive ci sono per una semplificazione della “vita gestionale” del comune?
Per programmare meglio gli investimenti è possibile in via preventiva contare su risorse certe (trasferimenti provinciali..)?
E’ altresì possibile che la norma sugli acquisti venga modificata al fine di sostenere le piccole realtà commerciali del posto, altrimenti costrette a chiudere (evidentemente per acquisti specifici e comunque a prezzi congrui)?
In prospettiva sarà possibile una modifica alla normativa che consenta al sindaco di nominarsi un segretario comunale per la durata del suo mandato?
RISPOSTA a cura del l'UMST Coordinamento Enti locali, politiche territoriali e della montagna e dell' Assessorato agli enti locali e rapporti con il Consiglio provinciale.
La semplificazione amministrativa è senza ombra di dubbio uno degli obbiettivi prioritari della Giunta provinciale che ha come scopo la valorizzazione dell’autonomia comunale ed intende assicurare a tutti i comuni, indipendentemente dalle dimensioni, gli strumenti idonei al perseguimento dell’interesse pubblico del proprio territorio come testimoniato anche dal Disegno di legge di iniziativa giuntale 15 aprile 2019, n° 18 che andrà in discussione in aula il prossimo 5 giugno. Negli ultimi anni abbiamo assistito sempre più ad una legiferazione ed a nuove previsioni di adempimenti meramente burocratici dettati più da esigenze estemporanee che ad una vera programmazione tecnica.
Ne sono nate statistiche, piani, programmi e vari adempimenti che sicuramente imbrigliano il lavoro degli uffici comunali.
Ad un aggravamento degli adempimenti in carico ai Comuni inoltre ne consegue necessariamente un rallentamento delle attività a discapito dei cittadini.
A tale situazione si può rispondere, dal punto di vista provinciale, compiendo una seria analisi dei procedimenti richiesti dalla Provincia autonoma di Trento ai Comuni e tagliando, revisionando o eliminando quelli che non appaiono strettamente necessari e dall'altra prevedendo una articolazione differenziata dell’attività dei comuni; nel coinvolgimento di soggetti diversi potrebbe trovarsi la soluzione ai disagi creati dalla normativa nazionale in settori in cui la Provincia risulta priva di competenza legislativa o impossibilitata, per i limiti posti dallo Statuto, ad intervenire in modo incisivo sulla normativa statale.
Per quanto attiene al tema delle risorse è intendimento della Giunta provinciale assicurare ai Comuni una maggiore certezza e programmabilità degli investimenti. Tale volontà va ovviamente armonizzata con le esigenze ed incertezze legate alla dimensione del bilancio provinciale ed alle esigenze di finanziamento di capitoli estranei agli enti locali.
Pur con questi elementi di riflessione, tale esigenza sarà comunque tenuta in massima considerazione nel tema generale della finanza locale.
Come detto la semplificazione è un obbiettivo prioritario per la Giunta provinciale ed anche in tema di acquisti da parte delle pubbliche amministrazioni negli ultimi anni, a causa spesso di esigenze di trasparenza e legalità, le procedure hanno sicuramente subito un aggravio di adempimenti.
In Provincia di Trento però abbiamo la possibilità di semplificare su questo punto, soprattutto per quanto riguarda le piccole forniture. Da un lato il sistema di acquisti elettronici MEPAT dovrà sicuramente essere semplificato e incentivato in modo da essere conosciuto ed utilizzato anche dai piccoli fornitori, dall'altra stiamo intervenendo direttamente sulla legislazione provinciale per consentire una maggiore discrezionalità dei Comuni per la gestione dei piccoli acquisti o forniture.
Per quanto attiene alla questione della scelta fiduciaria del Segretario comunale da parte dei Sindaci per la durata del mandato, si sta operando una seria riflessione su tale ipotesi che necessariamente andrà approfondita in tutti i suoi aspetti tecnici e condivisa in seno al Consiglio delle Autonomie.
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