Montagna, arrivano gli Stati generali

Previsti sei incontri sul territorio: via il 18 marzo. L’obiettivo è rafforzare le valli

L’intervista con il governatore Fugatti pubblicata sul Corriere del Trentino del 24 novembre in cui annunciava gli Stati generali della montagna in risposta ad un’altra intervista del vescovo Tisi.
Sei incontri sul territorio e un piano strategico. Iniziano a prendere forma gli Stati generali della montagna, annunciati dal presidente della Provincia Maurizio Fugatti. Si parte con una serie di incontri che coinvolgeranno tutte le valli del Trentino: l’evento conclusivo è in agenda a giugno a Comano, con i delegati dei territori e i rappresentanti delle città con più di diecimila abitanti. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di rafforzare le valli.

Gli Stati generali della TRENTO montagna iniziano a prendere forma. Dopo l’annuncio al Corriere del Trentino, il presidente della Provincia Maurizio Fugatti ha preso appunti in questi mesi per costruire un percorso sul territorio e approdare ad un piano strategico che accompagni la legislatura.

Nei prossimi due mesi il governatore e gli altri assessori hanno calendarizzato sei incontri nella provincia in cui confluiranno tutte le valli del Trentino. Si svolgeranno, a partire dal 18 marzo, a Tenno (Alto Garda e Ledro-Valle dei Laghi), Luserna (altipiani Cimbri, Vallagarina, Aldeno, Cimone e Garniga), Predaia (Val di Non, Paganella e Rotaliana), San Martino di Castrozza (Primiero, Val di Fassa, Val di Fiemme), Rabbi (Giudicarie e Val di Sole) e Levico (Cembra, Alta Valsugana, Bassa Valsugana). Il 14 e 15 giugno Comano Terme ospiterà, poi, l’evento conclusivo con i delegati dei territori e i rappresentanti delle città con più di diecimila abitanti (Trento, Rovereto, Pergine, Arco, Riva).

Il percorso prevede anche l’individuazione di una ventina di rappresentanti dei territori — provenienti da ogni ambito della società — che saranno dunque referenti del processo con la Provincia (assessorati e Dipartimenti), i facilitatori e gli stakeholder. Gli argomenti che saranno tematizzati — e che rappresentano le aree di intervento battezzate da Piazza Dante — sono la governance, l’accessibilità ai servizi, lo sviluppo economico e la coesione sociale e la triade paesaggio-ambiente-territorio. Nel comitato scientifico di supporto ci saranno la Trento School of Management, l’Istituto per la ricerca valutativa sulle politiche pubbliche (Irvapp-Fbk), il Muse e l’Ocse.

La riflessione sulla vita in montagna era stata stimolata dalle parole dell’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi, rilasciate al Corriere del Trentino. Aveva denunciato, in particolare, lo spopolamento delle valli, i paesi ridotti a dormitori, la denatalità come fattori di rischio per la coesione delle comunità montane. Tisi aveva anche suggerito un’alleanza tra credenti e atei per ricostruire un tessuto sociale nei territori. Da lì aveva poi preso le mosse il discorso di Fugatti che aveva proposto di dedicare alla montagna — e alla complessità dei suoi problemi — un momento di riflessione in avvio di legislatura in collaborazione con la cooperazione. Il tema rientra nel più generale dibattito del rapporto tra la città capoluogo (e l’asta dell’Adige) e le valli, tra lo sbilanciamento delle funzioni e il ruolo attrattivo dei centri maggiori in termini di servizi. Un dibattito ormai decennale che si è acuito nell’ultima legislatura intorno ad alcune questioni simbolo assai scivolose come, per esempio, quella dei punti nascita dove a fronteggiarsi sono la garanzia di un presidio sanitario contro la sicurezza sanitaria.

C’è un aspetto, poi, più politico. La volontà della Lega, e dell’attuale giunta, di porsi come interlocutore privilegiato del territorio dove il bottino, in termini di consenso, alle elezioni politiche del 4 marzo e provinciali del 21 ottobre è stato cospicuo. Le sedute di giunta del venerdì ospitate in modo itinerante sul territorio — soprattutto nei due collegi chiamati a rivotare, insieme alle consultazioni europee, per sostituire gli ex parlamentari Fugatti e Giulia Zanotelli — indicano a loro volta una volontà di un riequilibrio dei rapporti geografici e il desiderio di radicare il voto ottenuto. Il tutto in un bilanciamento delicato perché il rapporto città-valli rischia spesso di tramutarsi in una contrapposizione dagli esiti incerti.

Torna all'inizio